Note intorno alla mia mostra "Polisèmica"
All’arte non occorre di rappresentare o riflettere “la realtà sensibile
o quella psichica”, lanciare appelli o fare proclami e denunce.
L’arte pone in essere, fa esistere, mentre si fa.
L’artista stesso si “rende visibile” attraverso lo spazio, i segni, il
colore, attraverso la materia, con il gesto.
Giunge così in fondo al caos originario per preparare la ri-creazione
“sfidando logica ed estetica”. Destrutturando, sottraendo senso alla parola, al
segno, per renderlo alla sua origine, al legame che unisce “esistente ed
essere”.
Abbandonarsi al fare, all’incontro con la materia: così l’Essere può
manifestarsi, affacciarsi oltre l’io, oltre l’apparire, dove la frattura tra
uomo e natura non è ancora del tutto compiuta.
Non per produrre illusioni ma per avvicinarsi più che si può all’Essere
originario, verso quel confine che sempre si ridetermina e si rimescola e che
mai ci è dato raggiungere.
La musica, la poesia, le parole fluiscono nel segno, nei segni e nella
materia “ricca di umori cromatici”.
Narrazioni. Grafie e grafemi sconosciuti, impronunciabili.
La nostalgia, la memoria dei luoghi, scordati e ritrovati.
Lo spazio, con i suoi pieni e i vuoti.
E il fluire del tempo. Come un grande fiume che ne contiene altri,
infiniti.
Ignote dimensioni, attraversamenti e ritorni. E fughe, ancora.
Profumi, frammenti d’immagini che si mescolano ai colori, alla materia,
alla luce.
I paesaggi e gli oggetti. I fiori, le voci.
Dentro e fuori di noi.
Entrate e uscite. Ritrovamenti, partenze e ritorni. Assenze.
L’infinito. L’Assoluto.
Eterni istanti da custodire gelosi, troppo fragili per il mondo.
Come polvere l’anima nostra.
E il sogno? Un soffio, là “dove albergano le anime”.
Ciro Indellicati 2016
I testi virgolettati sono tratti da
“Il giardino conteso” di F. Ermini – Moretti&Vitali
ed.
“Polvere d’anima” N. Humphrey – Codice
ed.