Gli ebrei
traducono la prima parola delle prime pagine del libro divino che noi
intitoliamo Genesi, con Bereshit,
“in principio”.
Da qui è
partito il mio ultimo lavoro, e dalla suggestione del testo poetico “La terra
desolata” di Thomas S. Eliot, si è allargato alla esegesi del “libro della
Genesi” di Gianfranco Ravasi, per trovare infine una forte e precisa consonanza
in un altro poema di Eliot, “Quattro quartetti”.
Parallele alla
lettura di questi testi scorrono, come un fiume carsico, le parole di Edmond
Jabés.
Sul silenzio
dell’essere, sul nulla, il “vento” divino avvia la grande avventura della “separazione”
e della “ornamentazione”.
Trasformazione,
morte e rinascita in un cosmo, “luogo segreto dello spirito”, nel quale tempo e
spazio sono sospesi e trascesi e si condensano in un eterno presente.
La creazione
avviene attraverso la Parola e al di là della parola.
Nel racconto
della Genesi, tra i versi dei poeti, si sono solidificate sensazioni e
suggestioni che hanno cominciato a lasciare i loro segni, hanno preso forma e
colore e si sono trasformate in immagini…
Così, nell’arco
degli ultimi anni, si è andato ad accumulare questo nucleo di opere.
Il linguaggio
pittorico che ho utilizzato è in continuità con la ricerca da me intrapresa
nella precedente serie di dipinti riuniti nella mostra “Scrivendo pittura”
curata da Emiliano Bona, tenutasi a
Sarnico nel 2010.
La “cifra” che
connotava quel percorso si è, in questo mio nuovo lavoro, decantata ed evoluta
anche nell’uso di supporti (alcuni di dimensioni impegnative) e strumenti
tradizionali come tele e colori ad olio, senza però distaccarsi mai dai
riferimenti più propriamente materici e gestuali che caratterizzano il mio
bagaglio espressivo.
Ma, per rendere
esplicita la complessità del percorso intorno al quale sono cresciute queste
opere, si rende necessario fornire una chiave di interpretazione che altrimenti,
la sola dimensione visiva, rende di difficile lettura.
Risalendo al concetto
originario di “estetica” come “scienza della conoscenza sensoriale”, ho pensato
di proporre nella serata inaugurale una breve presentazione
“multisensoriale” sviluppata attorno
alle mie opere, ricorrendo ad una varietà di stimoli percettivi e ad una pluralità
di linguaggi per restituire attraverso la molteplicità di sensazioni, l’essenza
di unità e separazione, “vita e distanza dalla vita” che stanno in quel “in
principio”, Bereshit.
L’idea è,
quindi, di intrecciare le mie immagini con testi e musiche, che possano suscitare
negli osservatori-spettatori emozioni e meditazioni, senno e poesia.
Ciro
Indellicati