martedì 7 aprile 2015

BERESHIT - Note sulla mia imminente mostra.

Gli ebrei traducono la prima parola delle prime pagine del libro divino che noi intitoliamo Genesi, con Bereshit, “in principio”.
Da qui è partito il mio ultimo lavoro, e dalla suggestione del testo poetico “La terra desolata” di Thomas S. Eliot, si è allargato alla esegesi del “libro della Genesi” di Gianfranco Ravasi, per trovare infine una forte e precisa consonanza in un altro poema di Eliot, “Quattro quartetti”.
Parallele alla lettura di questi testi scorrono, come un fiume carsico, le parole di Edmond Jabés.

Sul silenzio dell’essere, sul nulla, il “vento” divino avvia la grande avventura della “separazione” e della “ornamentazione”.
Trasformazione, morte e rinascita in un cosmo, “luogo segreto dello spirito”, nel quale tempo e spazio sono sospesi e trascesi e si condensano in un eterno presente.
La creazione avviene attraverso la Parola e al di là della parola.

Nel racconto della Genesi, tra i versi dei poeti, si sono solidificate sensazioni e suggestioni che hanno cominciato a lasciare i loro segni, hanno preso forma e colore e si sono trasformate in immagini…
Così, nell’arco degli ultimi anni, si è andato ad accumulare questo nucleo di opere.
Il linguaggio pittorico che ho utilizzato è in continuità con la ricerca da me intrapresa nella precedente serie di dipinti riuniti nella mostra “Scrivendo pittura” curata da Emiliano Bona,  tenutasi a Sarnico nel 2010.
La “cifra” che connotava quel percorso si è, in questo mio nuovo lavoro, decantata ed evoluta anche nell’uso di supporti (alcuni di dimensioni impegnative) e strumenti tradizionali come tele e colori ad olio, senza però distaccarsi mai dai riferimenti più propriamente materici e gestuali che caratterizzano il mio bagaglio espressivo.

Ma, per rendere esplicita la complessità del percorso intorno al quale sono cresciute queste opere, si rende necessario fornire una chiave di interpretazione che altrimenti, la sola dimensione visiva, rende di difficile lettura.

Risalendo al concetto originario di “estetica” come “scienza della conoscenza sensoriale”, ho pensato di proporre nella serata inaugurale una breve presentazione “multisensoriale”  sviluppata attorno alle mie opere, ricorrendo ad una varietà di stimoli percettivi e ad una pluralità di linguaggi per restituire attraverso la molteplicità di sensazioni, l’essenza di unità e separazione, “vita e distanza dalla vita” che stanno in quel “in principio”, Bereshit.
L’idea è, quindi, di intrecciare le mie immagini con testi e musiche, che possano suscitare negli osservatori-spettatori emozioni e meditazioni, senno e poesia.

Ciro Indellicati

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